Immaginatevi di possedere un imponente oliveto molto fruttuoso. Un pezzo di terra che richiede lavoro e dedizione, con alberi coltivati e curati per intere generazioni. Poi, una mattina, trovate il vostro cane da guardia morto, disteso dietro la recinzione. Un paio di giorni dopo vi accorgete che la conduttura dell’acqua è stata tagliata. Neanche le gomme della vostra auto, che trovate
squarciate, sono state risparmiate. Poco tempo dopo il capanno degli attrezzi va a fuoco. La bomba, esplosa proprio mentre stavate andando a prendere l’auto di riserva, vi ha mancati per puro caso. Velocemente capite chi c’è dietro. Il messaggio che mandate è chiaro: vi arrendete. La vita della vostra famiglia è più importante.
Questa storia non è un caso isolato.
Come si vive in un paese in cui un’organizzazione criminale prende piede ormai da tempo? Che schernisce la legge e lo stato? Che, per giunta, con un’ideologia ipocrita si atteggia a spirito protettivo del proprio clan e incalza la nuova generazione a diventare una devota pedina?
Parliamo della ‚Ndrangheta.
Il romanzo “Bella Calabria – Mord inklusive” è ambientato negli anni ‘80 del paese, nella “fase in cui tutto ebbe origine”. Il modo subdolo in cui la criminalità organizzata in espansione si è appropriata della società civile è stato sottovalutato, sebbene già in questa fase molti carabinieri abbiano lottato coraggiosamente, mettendo a rischio la propria vita, per proteggere i cittadini. A volte pagando, appunto, con la vita.
L’angustiante situazione del singolo individuo viene ripresa, in modo esemplare, in tre personaggi del romanzo.
Il protagonista Antonio che è alle prese con un conflitto familiare e tenta, disperatamente, di trovare la sua strada.
Il capo del monastero nell’Aspromonte che, trasferito al sud per un certo periodo di tempo, cerca di guidare sulla retta via la nuova generazione.
E il suo braccio destro, un prete senza alcuna prospettiva di felicità, che rimane incastrato nella rete dei suoi nemici.
Alla fine ne viene fuori un quadro che rispecchia la varietà culturale e la bellezza del paese, ma anche la sua brutalità.
Riassunto
Grazie alle ricerche archeologiche fatte come passatempo, Antonio, priore di una confraternita carmelitana nel sud della Calabria, scopre il segreto della sua famiglia, a lungo tenuto nascosto. Insieme a David, suo amico ed esperto in cultura fenicia, fa una scoperta straordinaria che acquista rilevanza politica, soprattutto perché avviene parallelamente al casuale dissotterramento di una delle più antiche sinagoghe del paese e contraddice la versione ufficiale, che vuole che la Calabria sia greca. Antonio deve far fronte agli intrighi della protezione dei beni culturali e a un rappresentante dell’Opus Dei mandato da Roma. Il prete romano ha il compito di sondare il terreno. E così lo spagnolo osserva con grande attenzione processi che non si attengono allo spirito cattolico. Nel mirino dell’Ordine anche un monastero nell’Aspromonte che si presta come stazione di passaggio per il suo denaro sporco. Qui l’emissario romano trova un approccio che potrebbe garantirgli l’ascesa al potere. Non ha però fatto i conti con la presenza della ’ndrangheta. Senza svelare nulla: la fine è tutta in linea con le abitudini calabresi.